NATI CON LA CAMICIA: OVVERO ASSISI, SUBITO DOPO

Avevo in testa l'ossatura di questo resoconto di viaggio fin dalla prima sera, lunedì 20 novembre 2006. Avrei, pensavo, descritto il susseguirsi delle proiezioni con dati sull'affluenza in sala (dalle 6 alle 40 persone max) al cinema-teatro "Metastasio" di Assisi; sullo stato di salute delle pellicole originali tutte segnate dal tempo e dall'usura, aggiungendo magari qualche aneddoto particolare. Ad esempio la risata di cuore di quel bambino di cinque anni durata due ore durante "Lo chiamavano Trinità...", oppure quel gruppo di americani che, seppur masticando poco italiano, ha assistito divertitissimo a "Anche gli angeli mangiano fagioli".
Il pezzo forte però doveva essere la cronaca degli incontri con Bud e Terence a Perugia all'Università per Stranieri o ad Assisi con studenti e critici. Pregustavo i loro frizzi, l'armonia della coppia; il diffondersi di quel fluido magico che si sprigiona quando sono insieme sullo schermo e tutto quanto chi li ama conosce anche se non riesce ad esprimere. Insomma avrei raccontato di Trinità e Bambino, Salud e Plata un po' invecchiati nel fisico ma immensi come sempre. Ma non è andata così, è andata meglio.
Venerdì 24 mattina all'incontro con gli studenti viene proiettato "...Più forte ragazzi!". Al riaccendersi delle luci, al fondo del teatro ecco Bud e Terence: erano lì da una buona ventina di minuti a godersi il film con noi. Avanzano fino al palcoscenico, ma non ci salgono; rimangono in platea in mezzo a noi. Terence esordisce con: "Grazie per essere venuti ed aver perso la scuola, con estremo dolore". E giù risate. Poi cominciano a raccontare della loro carriera, e della loro amicizia. Bud: "In quarant'anni non abbiamo mai litigato". Ed ecco un altro applauso, intenso. La commozione comincia a serpeggiare in sala perché ti accorgi che quei due miti sono persone vere, autentiche, sincere. Mia moglie, pur non essendo una loro fan scatenata, mi dice: "Sono due persone pulite e limpide". Cominciano i nostri interventi. Due ragazzi ammettono di aver recuperato il loro rapporto con il padre attraverso i loro film. Si alza uno studente, ma non riesce a parlare perché emozionantissimo. Con il fiatone e balbettando, si confessa loro grande ammiratore e chiede un autografo. Si avvicina ai due e Bud lo guarda dritto negli occhi e gli dice: "Non ti devi emozionare perché noi siamo esseri umani. Sai quanti nipoti ho io che hanno l'età tua? Cinque!". Terence sta in silenzio ma ha gli occhi lucidi, è molto commosso.
Prendo coraggio e microfono e parlo anche io. Il pianto mi sale in gola. Come fai a condensare in due minuti ventisette anni di passione? Li ringrazio per quanto hanno fatto per noi, per essere sempre stati dalla parte dei deboli; per averci regalato la certezza che qualunque fosse il nemico, dai pirati a Mescal, Bud e Terence ci avrebbero difeso, spronandoci ad essere coraggiosi e giusti anche se non perfetti. Proprio come i due banditi che regalano denaro ai rapinati per le cure di "Venticello". Descrivo la scena di "Botte di Natale" in cui Travis appoggia silente una mano sulla spalla di Moses al capezzale del figlio morente di quest'ultimo. Guardo il sorriso sereno di Bud e gli occhi di nuovo lucidi di Terence. Sono molto più profondi e penetranti di quanto risultino sullo schermo.
Poi esplode la festa degli autografi. Ne firmano a centinaia, fanno foto con tutti. Nel marasma ad un certo punto vedo Terence inginocchiarsi ed appoggiarsi su di una panca per scrivere meglio. Bud è un po' stanco, ma non molla. "Lingua mortal non dice quel ch'io sentiva in seno".
Concludo qui perché l'emozione è ancora tanta. Torno da questo incontro più ricco, e non solo per il bottino di autografi e foto ma soprattutto per aver incontrato due persone splendide, profonde, sensibili, grandi nella vita come sullo schermo (ad un certo punto Terence fa a Bud: "A questa domanda rispondi tu che hai la voce più grossa").
A ben pensarci siamo tutti noi quelli "nati con la camicia", per aver ricevuto in dono Bud Spencer e Terence Hill.

A cura di Massimiliano "TravisMoses"