L'attore Bud Spencer, l'uomo Carlo Pedersoli, il nostro ricordo | © Leonardo Baldelli 2016 Redattore di Budterence.tk


Un giorno mio padre, quando avevo circa 8 anni, tornò da Pisa, come al solito da lavoro, dicendomi di aver visto Bud Spencer, Carlo Pedersoli, lungo un binario della Stazione dei treni, aspettare un treno.
Fece un grosso respiro e poi proferì solo un “Ehhh!!”.. come a dire “Ho capito che è uno che ci sa veramente fare”. Ma questo non lo aggiunse. Quel “Eehhh” era esaustivo.
Anni dopo, quando Piero Del Papa (nella realtà pugile mondiale, nella finzione cinematografica guardaspalle di Osvaldo) sul lungomare di Marina di Pisa mi raccontò delle riprese di Bulldozer e Bomber, e delle cene fatte da tutta la troupe nel Ristorante “da Toto”.. beh allora capii meglio quel che intendeva mio padre...
Bud Spencer era uomo del secondo Novecento. Un periodo in cui agli “uomini veri” si chiedeva di saper stare con tanta gente, e risolverne i problemi.. rimandare a casa le persone con qualche peso in meno. E, evidentemente, Bud era tagliato per farlo.
Del Papa raccontava di come alle cene Bud voleva che fosse presente l'intera troupe.. e di come pretendesse di stare al centro della tavolata.. per poter parlare con tutti.. guardare tutti in faccia.

Quando nel 2007 l'ho intervistato, al convegno Anaten di Roma, andò via dicendo al suo assistente “M'hanno fatto fare un cinema.. tutti lì con le tende, le telecamere, i microfoni...”.
Ha sempre visto il cinema come – forse uso un sostantivo limitante - un hobby, un “tempo libero”.
“Sergio Leone diceva che se un attore si diverte troppo, durante le riprese, il film non viene bene: è il regista che si deve divertire!”, gli chiesi. E Bud mi rispose: “E chi lo ha detto?!?.. Io mi sono sempre divertito come un pazzo”.

Peraltro, però, se gli si chiedeva cosa di più importante il cinema gli avesse dato, egli parlava di aver imparato a pilotare aerei sul set di “Più forte ragazzi”, e poi dopo addirittura i jet.
Oppure di aver scherzato con Eli Wallach, quando questi gli spiegò che davanti alla telecamera non doveva far altro che stare immobile, altrimenti lo spettatore avrebbe visto anche le piegature degli angoli degli occhi: vibrare.
Credo che Bud amasse il cinema come un figlio. Ma non lo rispettasse come invece si rispetta una moglie o un padre.

Per contro Bud è stato un attore immenso. E come tutti gli attori la sua è stata forse in gran parte fortuna. Aveva gli occhi, la barba, l'esperienza e l'intelligenza per “reggere il palcoscenico”, sostenere i 100.000 occhi che contemporaneamente lo osservavano cercando di scrutarne ogni piccola smorfia.

Noi, come italiani, dobbiamo però a Bud Spencer qualcosa in più; che potrebbe passare inosservato, ma che è un seme di un'importanza assurda.
Non aveva paura di confrontarsi con nessuno in questo mondo. O forse, più semplicemente, per confrontarsi con sé stesso, aveva voluto confrontarsi con il mondo intero. Aveva nuotato le Olimpiadi in Finlandia dopo aver fatto giorni di treno dormendo su una tavola di legno. Era stato manager di una azienda di costruzioni autostradali in Brasile. E poi dipendente dell'Alfa Romeo in Venezuela. Prima del nuoto aveva fatto (beh.. con risultati ben più deludenti) anche pugilato e rugby.
Dobbiamo confessare, e Bud sarebbe il primo probabilmente, che Terence non era mai stato da meno sotto questo aspetto... e le loro “carriere umane” avevano fortificato l'italianità nel mondo ben prima che uscissero i due Trinità o i primi film di Colizzi. Le loro spallate e i loro cazzotti più forti erano fioccati molto prima che Mezcal li sentisse dritti sul collo.
Di questo dobbiamo dir loro “Grazie”. E dobbiamo stringer forte Terence Hill, Mario Girotti, che di questo è ancor oggi testimone.

Oggi tocca a noi andare avanti. A me che scrivo, ai nuotatori che hanno potuto spessissimo parlare con lui, a suo figlio Giuseppe, a Terence, ancora a Terence.. ai romani che si sono stretti intorno alla chiesa il giorno del suo ultimo saluto.. e poi a tutti gli italiani per i quali Bud, napoletano purosangue, un po' campanilisticamente non si è mai stancato di fare il tifo e rimetterci la speranza.

Hanno raccontato sui media che se ne è andato dicendo semplicemente “Grazie”.
Credo che questo ne riveli l'anima semplice di una persona che, avuti molti talenti, li ha fatti fruttare: riscuotendo gli applausi, ma senza mai staccare i piedi da terra. Senza mai dimenticarsi che, per uno come lui, era poca cosa spendere così tante energie.

Questo era, per come l'ho intravisto, in distanza, il Bud Spencer “uomo”.

Noi però pensiamo a Bambino.. Abbiamo in mente Walsh... Ben.. Bulldozer..
E allora a me piace ricordarlo con quel mezzo sorriso, accennato, voltarsi a metà e guardare i ragazzi di straforo, e dire:

“Saranno 20 giorni durissimi, ragazzi.. di quelli che si ricordano per tutta la vita.. ma vi dico una cosa.. Voi lo farete quel punto! A qualunque costo... Parola di Bulldozer!”

Leonardo Baldelli
29 agosto 2016
Redazione di Budterence.tk

Il presente articolo è pubblicato sulla rivista AQA - per una nuova cultura acquatica, dedicata a tecnici e appassionati degli sport natatori, pubblicata in cartaceo e digitale. Per informazioni www.aqarivista.it.