Il testo dell'intervista qui sotto riportato comprende alcune poche domande non inserite all'interno del podcast-audio, a causa di esigenze di montaggio.

PODCAST 4
Ottaviano Dell’Acqua, una vita da stuntman italiano.
Roma, 14 agosto 2012
di LEONARDO BALDELLI

Siamo nei pressi di Roma, a Ostia. E’ qui che abbiamo intervistato per www.budterence.tk uno tra i più noti e validi stuntmen del nostro cinema: parlo di Ottaviano Dell’Acqua.
I Dell’Acqua sono una famiglia circense da generazioni. Con l’avvento dell’industria cinematografica, nel corso degli ultimi 50 anni, sono stati richiestissimi. E hanno prestato il loro servizio per il mestiere più duro, rischioso ma anche, a parere di tanti, affascinante che essa richieda: quello dei cascatori, delle controfigure, degli stuntmen.
Grande è stato il loro contributo per il cinema di Bud Spencer e Terence Hill. Come ben sappiamo.

Oggi Ottaviano ha circa 44 anni di carriera, e numerosissime parti da attore oltre che da stuntman. Si è mostrato ai nostri microfoni come persona di una disponibilità sorprendente, accompagnata, peraltro, da professionalità e competenza.
Lo ringrazio fin da adesso, così come lui ha fatto con noi al termine di questo podcast, per il tempo a noi concesso.
Oggi è quasi sessantenne ma nondimeno attivo e ricercato, ora come in passato. Sebbene con gli alti e bassi che presenta il mercato cinematografico.

Al di là di tutto, dobbiamo, devo … ringraziare l’intervistato Ottaviano Dell’Acqua in quanto grande professionista rappresentativo di tutta quella categoria di tuffatori.. cascatori, puntualmente scagnozzi al soldo del più cattivo, senza i quali il cinema di Bud Spencer e Terence Hill non sarebbe stato lo stesso, non avrebbe fatto di loro due grandi eroi di una generazione di appassionati di cinema e mai sarebbe riuscito a sdoganarsi all’estero come invece ha fatto.





Ottaviano. Per te il cinema di Bud Spencer e Terence Hill, cosa ha rappresentato?

Sai, il cinema veniva classificato di “A”, “B” e “C”. E il cinema di seria “A” era il loro: Bud Spencer & C.. In assoluto. Io ho fatto anche tutto il genere che comunque possiamo considerare di serie “A” di “Roma violenta”, “Napoli violenta”, etc.: film impegnativi. Però era un altro genere. Il genere di Bud&Terence era divertente-comico. Non succedeva mai la disgrazia. I cattivi dopo essere stati picchiati per 20 minuti si rialzavano… “Te la facciamo pagare noi la prossima volta!”… L’ultimo che io ho fatto con Bud e Terence è stato “Botte di Natale”; non è andato credo molto bene. Si erano rimessi insieme dopo qualche anno, però loro stessi erano cambiati e non erano più loro.

Ma a te piacerebbe trovare qualcosa di alternativo a Bud & Terence, oppure ti piacerebbe trovare qualcosa da poter fare con loro?

Oggi come oggi, con tutta la violenza che passa, sia nei telefilm che nei pochi film che riusciamo a fare, magari nascessero due, non dico come loro, ma che gli rassomiglino per fare un cinema più allegro… più comico. In grado di far svagare e divertire la gente.

Quali sono i tuoi impegni più recenti?

Ho fatto adesso l’ultimo film di Fabio De Luigi che uscirà a Natale. Con Diego Abatantuono e Laura Chiatti: ci siamo divertiti da morire, sulle righe, abbiamo fatto proprio “il comico”.. Bello!
E adesso inizio un film di 9 settimane per il quale avrò un impegno di 10 giorni. E’ un film italiano, con la regia di Brizzi. Per il cinema e uscirà in autunno.
E in più sto seguendo “Un medico in famiglia” che è ormai un classico, con Lino Banfi. Dove succederanno delle situazioni, che poi vedremo…
Ma guarda, poi è un periodo in cui sto lavorando tantissimo.. Perché come sapete io, oltre a fare il maestro d’armi e l’attore, ho una società con cui da 8 anni affitto macchine per il cinema: carabinieri, finanza, polizia, polizia municipale, penitenziari, guardia di finanza… E mi impegna tantissimo.


Quindi preferisci la “vita da stuntman”, piuttosto che quella da attore…

Si, …si!

Ma, in termini di preparazione, di talento naturale, di “apprendimento”, cosa significa “saper cascare”? Tu hai fatto anche del circo da giovane…

Io provengo da una famiglia circense da generazioni. Facendo il trapezio, acrobatico a terra, salti mortali: sono stato agevolato, per poi fare lo stuntman. Però fare lo stuntman al cinema richiede a volte talvolta delle situazioni pericolose, rischiose. E se non hai una freddezza tua, una padronanza di te stesso, della tua “psiche”, a volte rischi la vita davvero. Sul set.

Fino a che punto nella realtà sarebbe sostenibile una scazzottata come quelle che si vedono nella televisione, e nei film di Bud e Terence in particolare?

Guarda che le scazzottate reali a volte sono più violente delle nostre. Molto più violente. Vanno all’ospedale, e parecchi. Io ho assistito a scazzottate vere… a volte si usava le catene, cric delle macchine.. e non si fermavano: se le davano e dove si prendevano, si prendevano.
Io non ci ho mai partecipato.. grazie a Dio. Quindi cosa significa prenderle e darle.. “sul finto” lo so. Sul vero, ringraziando a Dio, no.


Tu dici “Io sono stuntman, e la vita da stuntman è talvolta soltanto davanti al telefono”

Io parlo di quando non c’erano ancora i telefonini. Sai gli stuntman li chiamavano al telefono di casa e non potevi distaccartene. C’era un periodo che si faceva 450 film l’anno; parlo degli anni ’70. Poi man mano si è calato fino a oggi che facciamo 20 film l’anno; c’è stata la crisi e la società stessa è cambiata. Io ho lavorato tanto anche con gli americani, i tedeschi, gli inglesi, ma anche loro la crisi ce l’hanno come noi. E noi in Italia ringraziamo “mamma tv”, con i serial tv….

Ma fino a che punto è gratificante fare lo stuntman per fiction come “Don Matteo” piuttosto che in film come “Lo chiamavano Trinità” o “Piedone”…

Lo sai cos’è? Che quando facevamo quei film lì venivamo chiamati e stavamo a contratto per tutto il periodo lavorativo. Quant’era? 10 settimane? Noi per 10 settimane stavamo a contratto. Quindi seguivi il film, entravi nel film, facevi parte anche te, pur essendo stuntman, della storia, vivevi il set.
Oggi ti chiamano invece quando gli servi, per 2-3 scene, poi magari passano 3 mesi e ti richiamano per un’altra scena; non sai manco quello che è successo prima, quello che succederò dopo… Vieni chiamato “saltuariamente”, fai la richiesta che ti fanno loro, 1 giorno-2 giorni.


Prima era quasi una “famiglia”…

Bravo. Prima era quasi una famiglia!... Per noi. Parlo per la nostra categoria, gli stuntmen.




“I due superpiedi quasi piatti” non lo hai fatto?

No. Lo ha fatto una persona che mi assomigliava. Si chiamava Aldo Canti (vedi immagine accanto, dal film). Era un bravissimo stuntman. Anche lui fortissimo.

Arriviamo a “Lo chiamavano Bulldozer”, dove hai fatto la tua vera entrata in scena nel cinema di Bud Spencer e Terence Hill…

Io ho fatto con Bud Spencer “Piedone”. Io ero a Napoli dove stavo girando “Napoli violenta” e loro stavano girando “Piedone”. Io non ero nel giro loro: c’erano i miei fratelli. Mi hanno chiamato per venire a Roma e sono partito da Napoli: ho fatto una scena con loro e dopo sono entrato nel giro dei film di Bud e Terence.
Esattamente ho partecipato alla scena girata a Villa Torlonia, quando c’era la scazzottata di notte: io ero uno dei banditi che girava con le catene intorno a Bud: Piedone scende dalla propria abitazione e poi c’è il pestaggio.


Una cosa che ci ha incuriosito sempre tanto è dove fossero gli interni della bisca clandestina de “Lo chiamavano Bulldozer”..

Quelli erano agli Studi De Paolis. Gli interni del film erano quasi tutti agli Studios.

Lo slalom tra i sacchi dondolanti sulla spiaggia di Tirrenia è un esercizio obiettivamente facile oppure in effetti bisogna avere una certa agilità?

Sembrava facile. Però erano pesanti. Quindi quando venivano mossi, tanti ci hanno provato e son stati presi proprio dai sacchi. Era messa più come un balletto che come cosa di agilità. Era far vedere questo che era agile.. che si fermava nei suoi tempi…

E l’esercizio del salto della botte in corsa?

Anche quella era difficoltosa, perché scendeva giù veloce.
Sai io, venendo dal circo, per me era una cosa effettivamente semplice…
La capriola in aria si chiama “salto mortale avanti” e viene dal circo. Nessuno, tra di noi sul set allora, in effetti era in grado di farla, a parte me.

Mi sembra di capire che di quel film tu hai un gran bel ricordo…

Per me “Bulldozer” è stata una cosa strana, perché.. io facevo già lo stuntman.. però entrare con loro, poi di colpo trovarmi a fare un ruolo importante di questo film.. un ruolo chiave..
Poi abbiamo fatto tutto in presa diretta in inglese, fra parentesi. Non è stato doppiato, avevamo il dialogue coach. Quindi è stato un impegno abbastanza forte, durato credo 9 o 10 settimane.
Poi in Italia invece vengo doppiato da Michele Gammino. Quasi in tutti i miei film è Michele Gammino che mi doppia.


Nella scena finale poi partecipa anche tuo fratello…

Ci sono tutti i miei fratelli sulla bagarre finale… Quando vedi le scazzottate ci sono quasi sempre anche loro.

E' veramente esistito il "sistema di segnare le carte inventato a Las Vegas nel '36"? Chi di voi lo conosceva già sul set?

Si. E' esistito veramente quel sistema di segnare le carte. Se ne sono occupati gli storici, durante il film, per verificarlo. Ma nessuno di noi attori, sul set, sapeva di esso prima del film.

Hai un qualche aneddoto relativamente a quel film? A “Lo chiamavano Bulldozer”?

Ah, guarda… Ne ho dapprima uno relativo a quando abbiamo fatto la partita finale girando con gli americani a Camp Darby a Tirrenia: dove facemmo la partita finale con la vera squadra americana di football di Camp Darby.
Se notate il film, il loro velocista è uno di colore. Allora, Bud Spencer, siccome mi conosceva bene, cosa ha fatto? Mi ha fatto fare una gara contro di lui.. un episodio che non c’è entrato nulla con il film… Siamo andati da una parte all’altra del campo a chi arrivava prima: ….. l’ho fulminato. Sono arrivato 10 minuti prima. Ero veloce come il vento. E difatti Bud da una parte che urlava: “Italiani! Italiani! Siamo grandi!..”.
Peraltro Bud voleva che a cena stessimo tutti insieme, a fare queste grandi tavolate, stare con lui, a parlare.. è stato un bel periodo.
Poi Tirrenia ci ha accolto anche bene. Era una delle prime volte che arrivava un film così importante e con un cast così numeroso e la troupe, etc.
Alloggiavamo all’Hotel Continental, nella piazza di Tirrenia.

Così ti posso raccontare un secondo aneddoto.
Tanti anni dopo partii con i miei figli per fare una vacanza non programmata. Era tutto esaurito nei dintorni. Provai ad andare allora anche al Continental, ma anche qui ci dissero “tutto esaurito”.
Ma a un certo punto arriva un signore, il direttore, mi guarda e fa un urlo: “Gerry!.. Gerry!”.
Era uno che lavorava lì quando facevamo “Bulldozer” e era diventato responsabile. Dice “Che problema c’è? Ma sapete chi è questo? E’ quello di ‘Lo chiamavano Bulldozer’! Gerry.. il numero 45!”. Ci dettero una suite, l’ingresso alla spiaggia per me e per i miei figli, e non ci fecero pagare niente. Fu una cosa bellissima.. I miei figli rimasero a bocca aperta.


In “Occhio alla penna” è meravigliosa la scena delle acrobazie con la pistola: quando hai imparato a fare quei giochi con la pistola? Imparasti appositamente per il film o era già “farina del tuo sacco”?

Io quei giochi li facevo già da ragazzo. Nel circo, sai, fare il giocoliere è la normalità. E io lo facevo con le pistole. Poi le infilavo dentro i foderi lasciandole cadere dall’alto. Era un tempo preparato. Un tempo di giro, preparato, usando il polso. Stavo ad ore a fare queste cose. Ma tante cose non son state montate: hanno fatto il “succo” della pistola. Hanno montato il minimo indispensabile altrimenti sarebbe durato 6 ore il film.

La scena dell’uscita dal camino del saloon: ti calarono veramente dentro il camino? Come fu possibile fare in modo che tu esci e rimani 3 secondi a sbracciare fuori dal camino?

Sono scene fatte “a stacco”, come si chiamano. La partenza si fa con un trampolino, e fai un primo pezzetto. Poi la parte sopra la fai stando dentro il camino, ti davano il tempo e uscivi facendo la scena.

Allora analoga è la sequenza in cui Bud ti colpisce 2 volte sul mento facendoti sfondare il soffitto ed entrare nella stanza di una ragazza che indossa il solo corsetto, no?

Esatto. Il pavimento è preparato con un legno speciale che si chiama “balza” e che si spacca facilmente. Sotto a questo pavimento c’ero io con un piedistallo, in ginocchio, e al ciak spaccavo il pavimento, andavo sopra, facevo la scena e riscendevo.

La “balza” è anche il materiale che fu utilizzato in “Lo chiamavano Bulldozer” nella scena del barbiere in cui Bulldozer spacca il marmo per far vedere il proprio “biglietto da visita”?

Viene adoperata quasi sempre quella. Però a volte anche il marmo vero: ma viene preparato. Viene spaccato prima, viene incollato con i materiali, e poi come lo tocchi: si spacca.

Si possono svelare questi trucchi di scena?

…Meno sveliamo questi “trucchi del mestiere”, e meglio è. Sai, il cinema è fatto di finzione: non ci scordiamo!

Tu hai partecipato anche a “Chi trova un amico trova un tesoro”? Era una penisola anziché un’isola, vero?

Si, era una penisola. Per la precisione si trattava di un giardino zoologico che era appena stato chiuso. Vi era rimasto solo un coccodrillo enorme, che dovevano portar via. E noi stavamo girando..

Sentivate veramente della musica nelle cuffie tu e gli altri uomini di Kador?

Si, si. Erano cuffie con la radio incorporata, e ognuno sentiva la sua…

Per una scazzottata come quella di Bud e Terence con voi uomini di Kador, durata 3 minuti nel film, quanto tempo di riprese occorreva nella realtà?

Mediamente ci vogliono un paio di settimane di preparazione, che comprendono l’andare sul luogo dove avverrà quella scazzottata, e poi una settimana di girato. Noi sul set preparavamo queste scene di azione insieme al maestro d’armi Giorgio Ubaldi, una grandissima persona che oggi purtroppo non c’è più: è stato lui a coordinare quasi tutte le loro scazzottate. Lui e noi, tutti insieme, inventavamo: passavamo un giorno o due solamente a dire, ognuno la sua, quello che avremmo potuto fare. Venivano poi depennate le cose più banali, e si cominciava a scremare le cose migliori. E di queste prendevamo quelle più belle e realizzabili. …E cominciavamo a lavorare su quelle.
Sai, venendo noi dal circo… il “clownaggio”, le idee circensi le portavamo anche nel cinema. Poi Giorgio Ubaldi sceglieva lui il meccanismo su come farle, modificarle, ma ogni stuntman diceva la sua.


In “Bomber” deve essere stata impegnativa anche la scena in cui tu e un altro marine cadete a terra colpiti insieme da Bud e poi risaltate in piedi dopo che Bud colpisce il pavimento con un piede.

Si. E’ un’equipe fatta a terra. Non c’erano trucchi lì. Eravano io, il più piccolo tra i miei fratelli, e mio fratello più grande. A Bud piaceva questa cosa: non appena Bud batteva il piede a terra, noi ci rialzavamo dando un controcolpo con una grande frustata di gambe e di collo. E’ soprattutto una cosa circense. Al cinema in pochi la sanno fare.




Che momento stanno attraversando gli stuntmen come categoria professionale?

E’ una categoria un po’ a rischio. Non c’è lavoro, quindi è inutile impegnarsi in un settore che non da sbocchi. Speriamo che ci sia una ripresa, perché abbiamo dato tanto al cinema in tutti i generi, ed è un peccato che si stia perdendo la nostra figura… così come tante altre attività del cinema: gli artigiani del cinema. Se non ci portiamo anche noi a fare film come gli americani, è un problema. Gli americani fanno questi colossal “sopra le righe”, in cui portano tutto all’eccesso: stragi di palazzi, città che saltano per aria… Sai, l’occhio dello spettatore “vede”, e pertanto…

Poi speriamo che non chiudano Cinecittà, perché adesso a Cinecittà c’è un problema enorme: stanno facendo uno sciopero.. gente che lavorava internamente… perché sembra che vogliano chiudere Cinecittà. Speriamo che questo non avvenga perché chiudiamo un pezzo della nostra storia. “La strada” di Federico Fellini.. gli americani che sono venuti da noi…
Non riesco a capire perché si sia creata questa situazione… e perché nessuno vuole far niente affinché questa situazione cambi. Non si riesce più a lavorare a Cinecittà. Non c’è un film, non c’è niente: vai dentro a Cinecittà ed è deserto.
Credo che questo sia un problema nostro e basta. Perché una struttura come Cinecittà che sta andando a morire credo che solo noi siamo all’altezza di farlo.
Mandare a morire Cinecittà, se lo racconti in giro credo che nessuno ci creda, che in Italia stiamo facendo chiudere Cinecittà. Speriamo che questo non avvenga: lì c’è la storia del cinema nostro.
Io penso che sia un problema anche un attimo politico, in tutti i sensi: guarda la nostra situazione politica come siamo messi. Disoccupazione al massimo, trentamila aziende che chiudono adesso, studenti laureati che escono adesso e non sanno che fare…
Io mi ritengo un fortunato che ho fatto questo mestiere, che mi piace, che bene o male mi da un guadagno e di essere agevolato rispetto a chi ha uno stipendio fisso.
Parliamo sempre della media, perché poi ci sono stipendi miliardari: quelli lasciamoli perdere. Però diciamo la media, coloro che hanno uno stipendio base, per loro è difficile andare avanti.


Quali sono le scene più pericolose che ti sei trovato mai a eseguire?

Io penso che prendere fuoco sia una delle cose sulle quali devi avere un controllo micidiale. Perché sai.. si, la preparazione c’è tutta.. poi però quando ti danno fuoco il caldo si sente bene. E se ti fai prendere dal panico sei finito.
E poi avere al seguito uno staff preparato che sa i tempi giusti per entrare e spengerti o bloccare anche quello che stanno girando: è successo più di qualche volta. Non si sa come vanno le fiamme, per colpa del vento, o cose strane…

So che in passato ci sono stati episodi in cui i cosiddetti “cadutisti” hanno anche perso la vita sul set…

Si. Io ricordo per esempio di Severini. Era un grande cadustista: Attilio Severini. Era proprio uno che faceva le cadute dall’alto tantissimo. Ha rischiato la vita per tanti anni ed è morto qui a Ostia: per fare il bullo in inverno, stava facendo un’intervista e lui si è buttato nel mare, dicendo “Guardate ancora a settant’anni che faccio”; è uscito e si è preso una broncopolmonite fulminante.
Sai, l’esperienza la impari lavorando: è un mestiere questo che lo si impara facendolo. Non abbiamo una scuola: io ho provato a aprirla e purtroppo siamo finiti, come spesso succede nel sistema italiano, “a ramengo”. Ora c’è un collega mio che si chiama Claudio Pacifico che sta tentando di preparare degli stuntmen e di fare una scuola: è difficilissimo. E’ difficilissimo anche perché non sai cosa dirgli. Prospettive del lavoro: boh! Un corso bene o male ha un suo costo e poi prerogative future: zero.


A livello italiano la tua famiglia è praticamente al “top” nell’ambito degli stuntmen, o no?

Noi siamo cinque fratelli, che facciamo tutti cinema. Beh, diciamo che siamo una famiglia abbastanza conosciuta. I Dell’Acqua nel cinema, come stuntmen, sono conosciuti tantissimo. Come gli Zamperla, gli Ukmar, diciamo sono le tre famiglie… O i Fredi Ungher a suo tempo, i Petrazzi..
Noi eravamo più imponenti perché eravamo 5 fratelli. E 5 sorelle, anche! Loro stuntwomen e noi stuntmen.. Termine americano!


Ma, a proposito di americano: siete mai stati chiamati a fare cinema americano con ruoli di direzione?

No. Questo no. Io ho fatto l’ultimo grosso colossal nostro che è stato “Angeli e demoni” con Tom Hanks, e prima di questo ho fatto “Gangs of New York”: gli ultimi due colossal che sono stati fatti adesso in Italia: loro hanno un sistema preparativo in cui non so se noi riusciremo mai.. poi le scene di azione vengono preparate al computer, vengono scritte e studiate a tavolino..
Noi invece siamo ancora quasi improvvisatori. Anche se adesso riusciamo a leggere la sceneggiatura un po’ prima, ci dicono le scene e riusciamo ad avere qualche giorno per parlare col regista, cercare di spiegare un attimo la scena…
Gli americani non improvvisano niente. Tutto quello che fanno, per loro il rischio deve essere zero.

Per esempio con Keanu Reeves io ho fatto un film qui in Italia, ma ti parlo di qualche anno fa, e abbiamo adoperato cose tutte “in sospensione”. Però loro cosa fanno: la scena viene preparata al computer, viene fatto tutto elettronicamente, compreso il movimento degli attori… Chiaramente hanno un budget enorme.
Ora lo fanno bene i cinesi questo. Calcola che i cinesi fanno 1.000 film l’anno e forse sono la nazione più produttiva al mondo per i film. Per adesso hanno un genere loro…

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